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Le conseguenze dell'amore, francesco email Autore

Le conseguenze dell'amore
.: Data Pubblicazione 26-Set-2006 :: Letture:: 1864 :: Stampa solo questa pagina :: Stampa pagina con tutte le sottopagine:.

Davanti a questo film, lo spettatore non si pone le consuete domande “Chi è il nostro eroe? Raggiungerà i suoi obiettivi?”. Piuttosto: “Chi è stato in passato e cosa ha fatto per ridursi così?” Titta è un antieroe che non lascia trapelare nessuna emozione. E’ un personaggio tragico, che sembra sprecare le sue giornate in una grigia routine di ore sempre uguali e sempre vuote, bloccato nei ricordi della sua vita. Le persone con cui si relaziona sono lontane, a volte non esistono nemmeno. E’ un uomo che paga le conseguenze ineluttabili del suo più piccolo gesto. Nella sua storia non succede nulla, eppure ci arriva tutta la sua frustrazione, la rabbia per un errore che ha come unica via d'uscita solo la rassegnazione.

Poi accade che Titta s’innamora impetuosamente come non gli era più successo da tanti anni e ricomincia a vivere. Dopo aver scelto di amare, come tutti gli innamorati, fa azioni sconsiderate e prende tutte le decisioni che ha lasciato in sospeso: si ribella alla mafia che gli aveva sottratto la vita, progetta una gita, si dimostra buono con chi lo aveva considerato cattivo. Ma non è possibile sottrarsi alle conseguenze delle proprie azioni, specie a quelle dell’amore.

Le conseguenze dell’amore è una sceneggiatura di silenzi, un vero noir che basa la sua forza sulla reticenza: Tra le prime stesure e la realizzazione del film, il parlato è stato asciugato, fino all’eccesso. Questo cambiamento ha spostato il punto focale più che sul dialogo, sull’introspezione di un uomo e dei suoi oscuri comportamenti. La linea temporale può apparire identica a sé, aggravata dalla collocazione nella silenziosa e ovattata Svizzera dai colori uniformi e dalle geometrie precise, ma subisce continue variazioni nel tripudio dei dettagli. Una pellicola d’autore che ricerca come unico setting la mente del suo protagonista.

La trama, nella conclusione, assume alcune somiglianze con i meccanismi che sorreggono la fiction televisiva, dove l’archetipo della malavita ed un espediente immediato come l’omissis narrativo (da recuperarsi in flashback alternati a pochi ingredienti: un’esecuzione, un milione di dollari, una vetta innevata) chiudono un sentiero interiore sino a colpire al cuore.

E poi, nei titoli di coda, ritorna il silenzio, il tramonto ed il crepuscolo.

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