Nel 1941 il "Macellaio di Praga", Reinhard Heydrich, era salito al potere come Protettore della Boemia e della Moravia e imponeva il suo pugno di ferro nella zona che ai giorni nostri corrisponde alla Repubblica Ceca. La sua crudeltà e dedizione al Reich gli aveva già fatto guadagnare il comando dell'RSHA, della Gestapo e della SD; suo il piano per la "soluzione finale" contro gli ebrei.
Ma il suo regno di terrore non aveva tenuto conto del coraggio di sette membri in esilio dell'ercito della Cecoslovacchia, tra cui: Jozef Gabcìk e Jan Kubis, che saranno i veri e propri esecutori dell'omicidio. Era il 28 dicembre del 1941 quando i sette, divisi in 3 squadre (Silver A, Silver B e Anthropoid) si lanciarono da un aereo della Royal Air Force per raggiungere Pilsen.
L'operazione iniziò sotto i peggiori auspici, il lancio fu viziato da problemi di rotta che causarono un errore e portarono i soldati cechi direttamente a est della capitale. I militari raggiunsero Praga in totale clandestinità, prendendo contatto con i gruppi anti-nazisti presenti nella città; una volta stabilitisi lì, impiegarono i successivi 5 mesi nello studio e nell'elaborazione delle abitudini di Heydrich, al fine di trovare il miglior modo di colpire. Il 27 maggio del 1942 il commando passò all'azione...
Sei dei soldati giunti a Praga presero parte all'operazione, quattro uomini armati avrebbero atteso Heydrich, un altro avrebbe segnalato, tramite uno specchietto, l'arrivo dell'autovettura del nazista, mentre la ragazza di Gabìk lo avrebbe preceduto segnalando poi al gruppo armato l'eventuale presenza di una scorta.
Quella mattina Heydrich andava di fretta, non aspettò la sua scorta militare e salì nella sua macchina, una Mercedes decappotata. Alla guida, per un caso del destino, non c'era il solito autista, ma Oberscharführer Klein, un soldato delle SS. Quando fu in prossimità del ponte Troja fu dato il segnale.
Da una collinetta un piccolo bagliore segnalava agli uomini in agguato che era il momento di muoversi. Mitragliatore in mano, uno Sten, Gabìk si lancia in mezzo alla strada per intercettare la vettura di Reinhard. I due si guardano, è un attimo, poi preme il grilletto...ma l'arma si inceppa!
Heydrich urla, l'autista, non preparato a gestire queste situazioni, invece di accellerare frena per lo spavento, quel tanto che basta a Kubis per tirare una granata anticarro modificata dagli inglesi che esplode sulla fiancata dell'auto. L'esplosione non fa saltare la vettura, ma l'ufficiale nazista è ferito, anche se lievemente. Kubis, Gubìk e compari scappano in direzioni diverse allontanandosi dalla zona.
Himmler in persona, appena saputo dell'agguato, mandò il prorio chirurgo personale in Cecoslovacchia per curare Heydrich, che, in un primo momento, era stato giudicato fuori pericolo, avendo riportato solo lievi ferite dovute ad alcune schegge rimosse in seguito durante un intervento chirurgico. Il giorno dopo però le sue condizioni peggiorarono in maniera drammatica: spossatezza, secchezza cutanea, pupille dilatate e non reagenti, debolezza con paralisi della muscolatura faciale e indebolimento della funzione motoria e respiratoria. Nel arco di un giorno entra in coma e muore; i medici lo definirono: "un decesso assolutamente inaspettato". L'Istituto Superiore di Patologia Tedesco ha voluto vedere nel repentino deteriormaneto delle condizioni di salute dell'ufficiale e nei sintomi da lui presentati un caso di avvelenamento, nello specifico da botulismo; questo ci porterebbe a considerare l'Operazione Antropoide un capolavoro strategico, ma anche il primo caso di guerra batteriologica!! La verità sarebbe da ricercare negli archivi dei servizi segreti britannici che fornirono le armi ai patrioti cechi...ma non credo abbiano intenzione di rispondere.
Ora però il comando nazista voleva vendetta...fu scatenata una caccia all'uomo su vasta scala, furono persino offerte 10.000.000 di Corone a chi avesse catturato gli assassini, ma di loro nessuna traccia. Dove però i mezzi di terrore e violenza del nazismo non riuscirono, riuscì la cupidigia umana...Kubis e Gubìk, rifugiatisi nella chiesa di San Cyril e Methodius a Praga, furono traditi da due membri della loro stessa squadra. Le forze naziste circondarono il luogo, ed una vera e propria battaglia prese luogo. All'alba però, consci ormai di non avere altre speranze, i due paracadutisti si tolsero la vita, chiudendo con il più classico degli epiloghi la loro eroica storia.
|